Correva l’anno 1997, quando sulla scrivania dell’allora presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma squillò il telefono. Era niente di meno che il Presidente del CNI in persona che tra le varie incombenze che aveva da discutere con il nostro Presidente, gli chiese come mai l’Ordine di Roma, il più grande certamente in Italia per numero di iscritti, non avesse mai partecipato al Campionato Nazionale di calcio organizzato dal CNI per tutti gli Ordini provinciali d’Italia. All’epoca quando si parlava di calcio, si parlava di …calcio, appunto. Cioè quello con 11 atleti per parte. Il calcio che oggi viene praticato nelle sue diverse varianti, quello che chiamiamo calcio a 5, calcio a 7, calciotto, era solo agli albori e forse non se ne parlava nemmeno.

Ma torniamo alla telefonata…. “Già! Come mai?” fu la considerazione del nostro benemerito Presidente. Ed in men che non si dica scatenò i suoi più fidi collaboratori alla ricerca di volenterosi colleghi, nonché atleti, con il giusto spirito sportivo per cogliere il guanto di sfida e lanciarsi in questa prestigiosa competizione.

Il campionato nazionale oramai era giunto alla sua sesta edizione, la prima si disputò nel 1992, e stava sempre più prendendo piede, coinvolgendo nella partecipazione un numero di anno in anno crescente di Ordini provinciali, dal Piemonte alla Calabria, passando per le Isole.

Per lungo tempo, a meno di impedimenti particolari, la tradizione ha voluto che il campionato nazionale avesse sede nella stessa provincia che avrebbe ospitato il Congresso Nazionale per gli Ordini degli Ingegneri e quell’anno specifico l’Ordine designato fu quello di L’Aquila.

La vicinanza alla capitale ha certamente deposto a favore dell’organizzazione della trasferta in terra abruzzese di quel manipolo di ingegneri-eroi disposti a calarsi nei panni e nel ruolo di calciatori per onorare l’impegno preso dal Presidente e la promessa che Roma sarebbe stata presente. Non richiese infatti di eleggere una sede specifica di ritiro presso il capoluogo abruzzese, ma bastò organizzarsi con poche macchine dove infilare un borsone con la divisa e le scarpe da gioco e raggiungere ogni giorno la destinazione designata per la partita con una trasferta di poco più di un’oretta di viaggio. Insomma fu una partecipazione tutto sommato “low cost”.

L’impresa non fu facile e l’esordio al Nazionale si potrebbe decisamente definire traumatico: tre partite, tre sconfitte, zero goal realizzati e sorvoliamo sul numero di quelli subiti.

Tutto ciò sembrerebbe assumere i toni di una disfatta. Tornati nella capitale probabilmente i nostri impavidi colleghi avrebbero potuto ritenere più che sufficiente la lezione per ben pensare di appendere gli scarpini al chiodo e voltare pagina sulla quella triste vicenda, più che di ripresentarsi alla successiva edizione del Nazionale.

Ma non fu così!

Anzi quella prima esperienza fu di stimolo per trovare il modo giusto di organizzarsi e rispondere a quella sfida in maniera strutturata: insomma era diventato chiaro che per affrontare quella macchina, per altri Ordini provinciali già in movimento da alcuni anni, prima delle doti atletiche e fisiche, era necessario mettere in campo le competenze e soprattutto le competenze ingegneristiche prima di quelle calcistiche.

Il calcio, come lo sport in genere, non necessariamente ti fa più ingegnere, ma sicuramente ti fa più uomo. E così ecco quei ragazzi romani trovarsi quasi improvvisamente catapultati in una scena inedita di ingegneri-calciatori che si affrontano fra loro da avversari, costretti a dover mettere in moto in pochissimo tempo una condivisione molto forte di valori che avrebbero dovuto essere di supporto reciproco per contrastare la veemenza ed esperienza già acquisita dalle compagini avversarie: la responsabilità nella consapevolezza del proprio ruolo, la solidarietà nei confronti di un compagno in difficoltà, il sostegno ed il supporto reciproco nella ricerca dell’obiettivo da raggiungere, la tenacia di non arretrare alle avversità, ma trarre spunto dagli errori per migliorarsi, il rispetto delle regole e degli avversari (talvolta è capitato persino di incontrare  colleghi di lavoro indossare la maglia avversaria, perché iscritti ad un diverso Ordine provinciale). E così, il sentirsi tutto d’un tratto compartecipi della necessità di correre vicino a quelli che fino a pochi istanti prima, o meglio fino all’istante in cui l’arbitro fischiò l’inizio della partita d’esordio, erano percepiti solo come colleghi e che ora erano diventati compagni di gioco, compagni di squadra, compagni della squadra di calcio dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma, che per la prima volta partecipavano alla competizione Nazionale di categoria, fu il motore primo di un legame molto forte fra quei ragazzi, che ancora oggi a distanza di tanti anni si avverte ben presente, sebbene la vita di ciascuno di loro li abbia condotti ad intraprendere percorsi professionali e familiari molto diversi.

Non solo, va dato loro merito non certamente di essere stati capaci di portare a casa gloriosi trofei, bensì quello di aver saputo tramandare alle generazioni di più giovani colleghi, che con gli anni si sono pian piano succeduti nell’indossare quella prestigiosa maglia, la capacità di sapersi continuamente rinnovare, migliorandosi sempre più negli aspetti organizzativi, nonché in quelli atletici, tattici e strategici di gioco, tenendo sempre ben saldi quei valori fondamentali emersi fin dalla prima partita di esordio. Lo hanno fatto interagendo e coinvolgendo direttamente il Consiglio dell’Ordine che da allora ha sempre supportato e promosso la partecipazione della rappresentativa romana al Nazionale. Proprio per istituzionalizzare questa condivisione dello spirito sportivo ed aggregativo che aleggiava tra quei ragazzi, il Consiglio ha promosso la creazione della Commissione Sport che partendo dall’esempio nato in seno calcistico è divenuta punto di riferimento per estendere quello spirito di condivisione e partecipazione ad altre discipline sportive.

La risposta migliore che il Consiglio stesso poteva ricevere è stata l’ampio consenso a questa iniziativa, attraverso il coinvolgimento sempre più ampio di colleghi, nonché atleti, che oggi si distinguono nelle svariate discipline sportive. Tra queste anche la Vela ed il Tennis hanno saputo nel corso degli anni, a pari del calcio, istituire un torneo Nazionale nel quale potersi confrontare annualmente, condizioni al contorno permettendo, con gli altri Ordini Provinciali.

Ma Roma non fu fatta in un giorno… e fu così anche per costruire una squadra di calcio dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma, che potesse dirsi finalmente competitiva al pari delle altre compagini provinciali e poter ambire ad agognati sogni di gloria.

Si potrebbe occupare lo stesso spazio di questo articolo per descrivere solamente quelle piccole conquiste, ma cariche di grandissime emozioni, che di anno in anno hanno sempre portato la consapevolezza che la squadra si stava migliorando, che i nuovi giovani colleghi, che via via si aggregavano al gruppo in affiancamento o in sostituzione dei colleghi più anziani, erano sempre portatori di un valore aggiunto: il primo goal realizzato (direttamente da calcio d’angolo, negli ultimi minuti dell’ultima partita giocata nel Nazionale disputato a Padova nel 1998, complice una benigna, quanto inaspettata, raffica di vento, che ha spinto il pallone imprendibilmente sotto il sette avversario), la prima partita vinta in assoluto.

Nel frattempo la partecipazione di altri Ordini provinciali con le loro squadre al Nazionale si faceva sempre più ampia, al punto che fu necessario introdurre una prima fase del campionato, che facesse da selezione per promuovere le migliori sedici, ed una seconda fase dove queste si potessero contendere la conquista della scudetto. La conquista del primo passaggio di turno alla fase finale fu tanto storica, quanto rocambolesca: nel girone a quattro della fase di qualificazione tutte le squadre che condividevano lo stesso girone di Roma si fermarono a quattro punti, se non erro, evento da allora rimasto ancora unico, ma Roma prevalse sulle altre per la migliore differenza reti. Finalmente entrammo per la prima volta tra le migliori sedici squadre. Correva l’anno 2006 ed il campionato Nazionale si disputò a Treviso.

Era ormai chiaro che la crescita si era fatta inarrestabile. Passarono infatti pochi anni, necessari per acquisire la necessaria esperienza su come affrontare la fase finale e finalmente arrivò anche il primo accesso alle semifinali e la conquista del primo podio: terzo posto nel 2010, anno in cui il Nazionale si giocò a Torino.

La continuità dei risultati positivi ed il continuo impegno nel miglioramento del tasso organizzativo, tattico ed atletico hanno contribuito a rendere sempre più attrattiva la partecipazione anche da parte di colleghi calciatori di sempre maggiore qualità. Così da lì a poco arrivò la prima storica conquista della finale, eccezionalmente giocata in un torrido pomeriggio di Luglio (a differenza della maggior parte delle edizioni in cui la finale si è disputata in un più fresco Settembre) e sfortunatamente persa contro Ancona per due a zero. Era mercoledì 24 Luglio 2013 e l’Ordine designato ad ospitare l’edizione del Campionato Nazionale quell’anno era Brescia.

I miracoli sono sogni che diventano luce [Alan Drew]. Così finalmente, dopo essere stato anticipato dalla conquista di due titoli consecutivi della Champions League delle Professioni, alla quale partecipa l’élite delle squadre di calcio di tutti gli Ordini professionali, il sogno della squadra di calcio dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma, è venuto alla luce domenica 10 Settembre 2017 in quel di Perugia. Al termine di una accesissima e quanto mai avvincente finalissima coi rivali di sempre, la squadra dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli, mai domi, tant’è che le reti sono rimaste inviolate fino alla fine del secondo tempo supplementare, decisa solo dopo i calci di rigore, Roma prevale su Napoli (4-3) e conquista il suo primo scudetto nella storia del campionato Nazionale. Sono trascorsi 20 anni esatti da quando la squadra si è messa in cammino lungo questo affascinante viaggio, ed i ragazzi che oggi hanno raccolto il testimone dai loro predecessori, oramai diventati padri o forse anche nonni, possono vestire con orgoglio la maglia con appuntato lo scudetto tricolore e continuare il viaggio sognando nuovi sfidanti traguardi.

Il cammino della squadra infatti non si ferma a Perugia, ma continua a macinare titoli anche nel 2018, conquistando la Coppa Italia al Nazionale di Siracusa e stravincendo la Super Coppa (sfida tra la vincente scudetto e la vincente della Coppa Italia) ed un’altra Champions League delle Professioni.

Con questi nuovi trofei aggiunti nella bacheca dell’Ordine può fregiarsi di essere la prima squadra ad aver vinto tutti i titoli disponibili (Scudetto, Coppa Italia, Super Coppa e Champions League).

In realtà le ambizioni del nostro Ordine non sono ancora finite. Infatti dal 2010 a fianco al Nazionale di calcio a 11, viene contestualmente organizzato un analogo campionato di Calcio a 7 Over 40. La rappresentativa dell’Ordine di Roma ha partecipato a tutte le edizioni di questo campionato, eccezion fatta per la prima, vantando un palmares di due ottimi terzi posti, avendo avuto accesso per ben due volte alle semifinali scudetto (Caserta 2014 e Siracusa 2018) ed una finale in Coppa Italia, purtroppo persa nella sfida con Catania a Perugia. Non vediamo l’ora che presto anche la squadra di Calcio a 7 Over 40 possa contribuire ad incrementare i trofei in bacheca, almeno quanto la squadra dei colleghi più giovani.

Infine come non accennare ad un ultimo sogno nel cassetto su cui abbiamo cominciato a lavorare: la partecipazione anche della rappresentativa di Calcio a 5 femminile (Futsal) ad un Campionato Nazionale di categoria. Per questo però non abbiamo ancora un riscontro di analoghe realtà da parte di altri Ordini provinciali. Speriamo di ricevere presto notizie positive ed aprire uno spiraglio che possa premiare il grande impegno e la passione di queste fantastiche nostre colleghe.

 

A cura di: Ing. R. Pavoni

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